“Sentenza sconcertante, leggeremo le motivazioni. Ma la decisione già dice l’essenziale: qui da noi è molto, molto difficile ottenere giustizia per un animale. Dobbiamo rimettere mano alle leggi, prevedere sanzioni più severe, e farle applicare. Chi uccide un animale con crudeltà e senza necessità deve andare in carcere: non ci fermeremo finché non sarà così”. Lo afferma l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, autrice di oltre una quarantina di disegni di legge per migliorare la tutela degli animali e affermare i loro diritti, commentando in una nota l’assoluzione, perché “il fatto non sussiste”, dei due pastori accusati di aver ucciso a bastonate, a Breno, il 18 luglio 2014, il loro cane Moro.
“Eppure – sottolinea l’ex ministro – il pubblico ministero era pienamente convinto che gli imputati, due pastori, padre e figlio, avessero “la volontà di uccidere l’animale” e quindi aveva chiesto quasi il massimo consentito dalla legge, un anno e 11 mesi, come punizione per un atto di crudeltà estrema, perpetrato sotto gli occhi di un minore e “immortalato” nelle sue fasi salienti dalla macchina fotografica di un turista di passaggio. Non è dato sapere oggi perché la richiesta non sia stata accolta. Se possibile, ricorreremo in appello. Resta il fatto che, anche in caso di condanna, gli imputati non avrebbero fatto un minuto di carcere. Qui sta lo scandalo: che la legge non lo preveda. Mi rivolgo – conclude l’on. Brambilla – a tutte le forze politiche perché sia presto esaminato ed approvato il mio progetto di legge che modificherebbe il codice penale e consentirebbe ai magistrati di mandare effettivamente in carcere chi tortura, sevizia e uccide gli animali”.