Se il ministro Sergio Costa “intenda fermare l’inutile mattanza dei daini del Circeo”. Lo chiede direttamente all’interessato, con un’interrogazione a risposta scritta, l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, che lamenta “l’ennesimo episodio della guerra alla fauna selvatica avviata, ormai senza ritegno, in questo Paese” dopo aver promosso “sconsiderati programmi di ripopolamento a beneficio dei cacciatori”.
Scrive l’ex ministro nell’interrogazione: “Con una serie di proprie determinazioni, l’ultima delle quali è datata 30 dicembre 2019 e impegna 195 mila euro, il direttore dell’Ente Parco Nazionale del Circeo sta provvedendo a rendere operativo il Piano di gestione del daino (Dama dama), sul quale sono stati acquisiti il parere positivo del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, autorità vigilante, e quello della Regione Lazio per quanto riguarda la procedura di valutazione di incidenza. Il Piano, approvato con delibera del Consiglio direttivo (n.2 del 23 gennaio 2017) e il solo voto contrario dell’allora sindaco di Ponza Piero Vigorelli, prevede la cattura e l’abbattimento di centinaia e centinaia di daini, discendenti degli animali introdotti oltre sessant’anni fa nell’area del futuro Parco dall’ex Azienda di Stato delle Foreste Demaniali per programmi di ripopolamento. I daini, originariamente confinati in una superficie recintata di 400 ettari, sono fuggiti e hanno dato origine alla popolazione che occupa attualmente l’intera foresta, con densità diverse: nel complesso, secondo la stima risalente al 2015, circa 1268 capi, una media di 42 ogni 100 ettari a fronte di una “capacità massima”, secondo gli estensori del Piano, di 15-20 esemplari”.
Per ripristinare la “naturalità” della foresta attraverso “un controllo permanente” della popolazione di daini, si prevede “il prelievo di almeno 350 esemplari in tre anni”, da realizzare principalmente con due tecniche: la cattura in vivo tramite corral (recinti collettivi) dove gli animali vengono convogliati da esche e l’abbattimento diretto con arma da fuoco. Beninteso, il destino dei daini catturati non sarebbe diverso. “Qualora la gestione degli animali vivi sia eccessivamente dispendiosa sia in termini di procedimenti da mettere in atto, costi che di organizzazione delle attività – precisa il Piano – si può prevedere di abbattere i capi catturati all’interno dei corral di cattura ovvero traslocandoli nelle recinzioni fisse dove procedere all’abbattimento mediante sparo con tiro con arma a canna rigata munita di cannocchiale di mira, dall’altana (realizzabile anche trasformando una struttura già presente)”. Insomma, una vera e propria “camera della morte” sulla quale gli “operatori” potrebbero sparare in tutta tranquillità come in un tirassegno con bersagli viventi. Tra le “opportunità” segnalate dal Piano c’è addirittura lo sfruttamento ai fini alimentari degli animali uccisi. “Ipotizzando un prelievo di circa 350 capi e un peso medio di un capo pari a 40 kg – afferma il testo – si potrebbero avere a disposizione, circa 14000 kg di carne nel solo primo anno di gestione. Questo rappresenta un quantitativo tale, da poter originare una preziosa filiera di prodotto fresco o stagionato che possa far sviluppare un importante indotto socio-economico per la comunità locale””.
“In realtà – ricorda l’on. Brambilla – non solo manca un censimento aggiornato della popolazione di daini, ma è ormai noto che il ricorso a mezzi cruenti per il “contenimento” delle popolazioni animali è praticato dai parchi italiani e generalmente in tutta Italia da oltre vent’anni senza aver mai portato risultati significativi né placato le continue lamentele delle categorie controinteressate (coltivatori e allevatori) per i danni subiti. Sarebbe ora, a parere dell’interrogante, di sperimentare tecniche innovative e non cruente, per esempio farmaci contraccettivi, a maggior ragione in un Parco come quello del Circeo, già assediato dal cemento e dai bracconieri”.