“Nessun cane può essere considerato “responsabile” della morte di Elisa Pilarski né può, quindi, essere abbattuto per questo. Veramente “responsabili”, anche per omissione o per leggerezza, sono soltanto gli uomini. Dobbiamo dirlo con chiarezza anche per rispetto della vittima”. Lo scrive in una lettera all’Ambasciatore francese in Italia l’on. Michela Vittoria Brambilla, ex ministro nel governo Berlusconi IV e presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, a proposito di un caso che ha avuto vasta risonanza anche fuori dai confini francesi.
L’on. Brambilla, i parlamentari e le associazioni italiane di protezione animale chiedono che in questa vicenda sia attentamente valutata la posizione di Curtis, lo staffordshire terrier americano della signora Pilarski, frettolosamente accusato di averne causato la morte nella foresta di Retz, dipartimento dell’Aisne, il 16 novembre 2019, mentre era in corso una “chasse a courre” (caccia per sfinimento della preda) cui partecipavano decine di cani (sulle prime si parlava di 92) della locale società venatoria e il comandante dipartimentale della gendarmeria dell’Aisne. La procura di Soissons, titolare dell’inchiesta, ha subito escluso questa unità dalle indagini.
Elisa, 29 anni, incinta di sei mesi, stava passeggiando con Curtis nella foresta, quando chiamò al telefono il suo compagno Christophe Ellul per segnalare la presenza di cani aggressivi e chiedere aiuto. Ma il compagno, arrivato sul posto, la trovò già morta. L’autopsia ha confermato che la morte è stata causata da morsi di cane. I cacciatori accusano Curtis, che peraltro presentava a sua volta ferite da morsi, adducendo la “pericolosità della razza” e segni di aggressività dopo il fatto (ben spiegabili con il trauma subito e mesi di detenzione nell’isolamento di un canile). Compagno e parenti della vittima escludono che la morte di Elisa possa esser stata provocata da Curtis, che anzi l’avrebbe difesa, e logicamente puntano l’indice contro la muta di cani dei cacciatori. Esami del DNA sono stati eseguiti su 62 animali, 5 di proprietà della signora Pilarski (tra cui Curtis) e 57 dei cacciatori (ma che fine hanno fatto gli altri 35?). I risultati saranno resi noti a fine agosto, circa 9 mesi dopo la tragedia. Gli animali “responsabili” rischierebbero l’abbattimento.
“Una giovane donna e il suo bambino – scrive l’on. Brambilla – hanno perduto la vita e nulla potrà mai compensare una così grande perdita. Ma la Federazione e l’Intergruppo ritengono che in questa storia vi siano alcuni punti fermi. Primo: il comportamento di Curtis deve essere attentamente e seriamente valutato. Troppo comodo scaricare la colpa su un animale da compagnia per assolvere in quattro e quattr’otto la brigata dei cacciatori. Secondo: nessun cane può essere considerato “responsabile” della morte di Elisa né può, quindi, essere abbattuto. La responsabilità è solo umana”.
Di qui la richiesta all’Ambasciatore “perché trasmetta alle autorità competenti i sensi della nostra preoccupazione per un caso che ha avuto ampia eco non solo sui media francesi”.