L’amministrazione di Sangineto segua l’esempio della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente e delle altre associazioni protezioniste: chieda di costituirsi parte civile nel processo contro i quattro ragazzi che, il mese scorso, hanno catturato, impiccato, seviziato e ucciso il cane Angelo, girando un video successivamente postato su Facebook. E’ l’invito dell’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’onlus animalista, in un messaggio inviato ai manifestanti che questo pomeriggio si sono riuniti nel comune cosentino, per ricordare il barbaro gesto e per reclamare giustizia.
Il testo è stato letto dall’avvocato Maria Silvia D’Alessandro, di Paola, dello staff dell’ex ministro. “Mi occupo di difesa degli animali da più di trent’anni – scrive l’on. Brambilla – e l’esperienza mi ha insegnato che davvero non c’è limite alle crudeltà e agli abusi di cui l’uomo è capace nei confronti dei suoi “fratelli animali”. Eppure, lo dico con profonda convinzione, il delitto compiuto nelle campagne di Sangineto è uno dei più orribili che mi sia capitato di conoscere. Chi vorrebbe – prosegue – minimizzare questo gesto ingiustificabile come una bravata giovanile non ne coglie appieno la portata e le possibili conseguenze: siamo di fronte ad un misto di insensibilità ed esibizionismo che facilmente potrebbe generare emulazione. Allora l’unica strada possibile è la severità della condanna, per quanto consentito da una legge penale che proprio in casi come questi – dove efferatezza, arroganza e superficialità vanno a braccetto – mostra tutti i suoi limiti. Chi uccide un animale, per crudeltà o senza necessità, rischia al massimo due anni di carcere, quindi lo sappiamo: i responsabili della barbarie non andranno in galera”. Ma la presidente della Lega Italiana per la Difesa degli animali e dell’Ambiente darà battaglia. “Come deputato – spiega – continuerò a sollecitare un governo insensibile e un Parlamento distratto perché siano inasprite le pene per i reati contro gli animali e perché gli autori, almeno nei casi più gravi, siano puniti con la reclusione: lo prevedono varie proposte di legge che ho già presentato e che attendono solo di essere esaminate ed approvate. Come presidente dell’associazione, invece, ho incaricato il nostro legale di depositare una memoria difensiva e di chiedere, quando sarà il momento, di costituirci parte civile. Se ce lo consentiranno, faremo il possibile, nell’aula del Tribunale, perché al povero randagio sia reso quel tanto di giustizia che il nostro Stato è disposto a rendere ad un animale, senza immeritati sconti per i responsabili. Lo chiederemo – aggiunge – in nome dei moltissimi cittadini, migliaia e migliaia dall’Italia intera e soprattutto dalla Calabria, che hanno inviato su internet messaggi di protesta e di indignazione. Anche il Comune di Sangineto – avverte l’ex ministro – dovrebbe fare altrettanto, spero che lo faccia: il buon nome della comunità non merita di essere infangato dall’inqualificabile comportamento di questi individui senza cuore. Mi auguro anch’io – conclude – ci auguriamo tutti, che il disperato urlo di Angelo si trasformi in un boato, un boato di speranza, udibile dovunque sia rimasto un briciolo di sensibilità”.