“Giustizia è fatta. Ringrazio la magistratura per aver fatto piazza pulita di menzogne strumentali, diffuse ad arte per cercare di gettare discredito non soltanto su di me, ma anche, indirettamente, su tutti i bravissimi volontari che hanno lavorato con passione per gli ospiti del canile di Lecco, un’istituzione di cui i lecchesi sentono sempre più la mancanza”. Lo ha detto l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, commentando la sentenza con cui la presidente dell’associazione “Freccia 45”, Susanna Chiesa, è stata riconosciuta colpevole di diffamazione a mezzo stampa nei confronti dell’ex ministro e condannata dal giudice Salvatore Catalano del Tribunale di Lecco a pagare una multa di 4 mila euro e una provvisionale (immediatamente esecutiva) di 3 mila all’ex ministro, oltre alle spese legali di circa 5 mila euro, in attesa che l’esatto ammontare dei danni sia quantificato attraverso un separato giudizio civile.
Il magistrato ha ritenuto diffamatorie le affermazioni della presidente di “Freccia 45” sul canile della città, diffuse online in un articolo del 2010. Chiesa descriveva come un “lager” la struttura lecchese allora gestita dalla Leidaa – facendo riferimento all’opinione di sedicenti animalisti – e aggiungeva che l’ex ministro Brambilla sarebbe stata per questo oggetto di esposti e denunce. Ma tutto ciò non corrisponde a verità, ha sentenziato il giudice.
L’onorevole – aveva infatti spiegato il suo legale, Nicoletta Manca – non é mai stata oggetto di denuncia né iscritta nel registro degli indagati, come l’articolo riportava, e l’unico esposto che la riguardava era a firma di Susanna Chiesa. Quando è stato pubblicato l’articolo, inoltre, l’on. Brambilla non era più alla guida dell’associazione Leidaa che gestiva il canile, per una questione di conflitto di interessi. D’altra parte l’imputata presidente di Freccia 45 faceva da anni dichiarazioni diffamatorie nei confronti dell’ex ministro e con questo articolo ha cercato di insinuare nell’opinione pubblica l’idea che l’onorevole, che della difesa degli animali ha fatto la sua cifra politica e sociale, fosse co-artefice di un trattamento inadeguato nei confronti dei cani”.
Al contrario, dall’istruttoria dibattimentale è emerso che le carenze del canile di Lecco dovevano essere imputate alla struttura, di cui era responsabile solo il Comune di Lecco, e non alla gestione della Leidaa. In più, i testimoni interpellati hanno riferito che l’associazione “era molto attenta al benessere degli animali”. La sentenza del Tribunale di Lecco ristabilisce dunque la verità dei fatti, apre la strada al risarcimento dei danni “e soprattutto – sottolinea l’on. Brambilla – cristallizza la correttezza e la dedizione del personale, dei volontari e dei vertici della Leidaa, che non finirò mai di ringraziare per l’opera meritoria che svolgono in difesa dei nostri piccoli amici”. “Del resto – aggiunge – fino a che la nostra associazione, con sacrificio e dedizione, ha gestito il canile di Lecco, era stato garantito ai cittadini dell’intera provincia un servizio qualificato sia per quanto riguarda un tema sociale quale il randagismo sia per quanto riguarda la risoluzione dei loro problemi privati. Siamo infatti sempre stati accanto a chi era alle prese con cucciolate indesiderate di cani e gatti, problemi caratteriali dei propri animali e difficoltà di gestione di vario tipo o semplicemente doveva separarsi da loro per cause indipendenti dalla propria volontà e cercava quindi aiuto al canile. Con la Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente tutto questo era una realtà. Oggi, senza di noi, non c’è più nemmeno il canile e la cittadinanza ha perso il suo punto di riferimento. È un dato oggettivo”. Conclude l’on. Michela Vittoria Brambilla.
Lecco, 08 Luglio 2015